19 Aprile 2023
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito…”
Abbiamo letto nel brano del Vangelo di Giovanni, ora proclamato, ancora una parte dell’incontro di Gesù con Nicodemo. In questo passo, uno dei più belli e noti che l’Evangelista ci ha tramandato, troviamo rivelato l’amore di Dio per noi. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Il progetto di Dio è chiaro: amarci per salvarci, attraverso la crocifissione del suo Figlio Unigenito. Con totale gratuità Dio ha mostrato al mondo fino a che punto Egli ci ama. L’apostolo Paolo, riflettendo su tutto questo, esclama: “siamo stati comprati a caro prezzo”. E Giovanni ancora continua “perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
Cristo, dunque, è il riflesso della luce del Padre, così come noi diciamo nella nostra professione di fede: “Luce da luce”.
In Gesù si manifesta l’amore gratuito di Dio per l’umanità
Nel nostro atto di fede in Gesù si realizza per noi il giudizio ultimo: chi crede a ciò che Gesù dice, ha già accesso alla vita divina, che il Padre comunica mediante il Figlio. Chi non crede va verso la condanna. Ciascuno, quindi, è posto nella libertà di scegliere: lasciarsi illuminare dalla luce oppure preferire una vita nelle tenebre dell’egoismo, della chiusura, della solitudine, della mancanza di valori.
Il Salmo responsoriale, col quale abbiamo risposto alla I Lettura, descrive lo stato interiore del compositore. Egli esalta l’umiltà e la povertà di spirito, il ripudio della violenza e celebra l’amore del Signore. Lo scopo dell’autore è quello di trasmetterci Dio e i valori che devono permeare la nostra vita.
Nelle prime parole del Salmo la benedizione del Signore: “Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode” e successivamente “magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome”. Il Salmista, in ogni circostanza della vita benedice il Signore, non smette mai di lodarlo e di amarlo, sia nelle circostanze facili, sia in quelle difficili da affrontare perché l’amore per il Signore non può dipendere né dalla ricchezza né dalla povertà. In ogni condizione, l’amore deve stare sempre al primo posto.
Il Salmista, rimasto fedele a Dio, ha sempre goduto di grandi benefici: ne ha sperimentato la carità nel bisogno, l’aiuto e la forza nella paura, la certezza nella confusione, la luce nelle tenebre, la pace nelle tribolazioni, la salvezza nel pericolo.
Ora permettetemi di fare mie le parole del Salmo e di benedire e magnificare il Signore perché questa luce, questo amore, questa presenza le ho sperimentate anche io, quotidianamente, in questi 50 anni. “Sembra ieri” ma sono trascorsi proprio cinquant’anni da quel 18 aprile del 1973 quando, per l’imposizione delle mani del Cardinale Corrado Ursi, sono stato ordinato presbitero. Che cosa dire?
La parola che affiora spontaneamente sulle mie labbra, proveniente dal cuore, è “grazie!”.
Rivolgendo lo sguardo, nel ricordo del lungo cammino percorso, ho la viva percezione della Presenza dello Spirito Santo che mi ha sempre accompagnato, illuminato e sostenuto. Dal sorgere della vocazione nella fanciullezza, al percorso formativo in Seminario, al momento dell’Ordinazione, e, poi, via via, anno dopo anno, nelle esperienze pastorali fatte nelle Comunità parrocchiali di Cappella Cangiani, dell’Arenella e poi ancora di Cappella Cangiani. Inoltre, nell’insegnamento della religione e poi nel servizio reso nella Zona, prima come Decano, poi come Vicario e contemporaneamente in Curia, nella Pastorale familiare, nel Settore laicato, nel mondo complesso e delicato delle Arciconfraternite e, da diversi anni, nel campo amministrativo diocesano come Vicario, come Delegato e come Procuratore speciale degli Arcivescovi. Quante persone ho incontrato in questi anni, in modo particolare i Presbiteri, con i quali ho condiviso la vita comune, il lavoro quotidiano e l’impegno nell’ascolto e nel servizio.
Espressione umana della presenza dello Spirito sono stati poi i molti laici che mi sono stati vicini nel lavoro e mi hanno voluto bene. Quanti volti sono presenti nel ricordo e nella mia gratitudine. ! Quello dei miei genitori, ora alla presenza di Dio, quello dei parroci, dei sacerdoti, degli educatori e degli insegnanti del Seminario e dei Vescovi, i tanti amici della Curia, sacerdoti e laici. A tutti dico il mio grazie, a tutti assicuro e chiedo preghiere: ai miei familiari, ai miei amici, a tutti i miei parrocchiani, ai giovani e ai ragazzi in particolare, ai sacerdoti, ai diaconi, ai ministri, all’amato Cardinale Sepe e all’attuale Arcivescovo don Mimmo, a don Franco, a don Michele, nostri Vescovi ausiliari.
Il ricordo, atto del cuore, non solo della memoria rende presente il passato e mi rende cosciente di quel filo conduttore – misterioso- che raccoglie in unità quanto ho vissuto e che, alla luce della fede, mi fa esclamare con consapevolezza che “tutto è grazia”!
Non posso concludere senza rivolgere il mio più cordiale “grazie” a tutti coloro che, in vario modo, hanno voluto e organizzato questa celebrazione: a don Mimmo, mio co-parroco, a don Pio, mio vicario parrocchiale, a don Bartolomeo, a don Alessandro, ai diaconi, ai Ministri, alla Direttrice del catechismo e ai catechisti, agli operatori pastorali, alle Comunità religiose femminili, ( le Suore degli Angeli, le Suore Betlemite, le Suore dell’Addolorata), ai Cori parrocchiali, alla responsabile e ai giovani della Procangiani, al Circolo culturale, alla Caritas, alle famiglie, a tutti i collaboratori.
A tutti Voi qui convenuti, a tutti i rappresentanti delle parrocchie dello Spirito Santo e di S. Croce in Torre del Greco e della parrocchia del Soccorso all’Arenella in Napoli, accompagnati dai loro rispettivi parroci, ai Cappellani del Cardarelli e del Pascale e ai Padri Camilliani, la mia più viva gratitudine.
don Raffaele Ponte