Siamo in piena estate e questa mia breve riflessione vuole essere anche un augurio perché questo periodo, singolare ed importante dell’anno che, almeno in parte, ci vede esonerati dagli obblighi e dagli impegni del lavoro, sia una ulteriore occasione per ritrovarsi e per ritrovare quanti, spesso, con il nostro correre abbiamo trascurato. Una necessità del cuore che ci fa “volgere altrove” il nostro sguardo, rompere la monotonia della quotidianità, che troppo frequentemente concentra in sé tutti gli sforzi e le aspirazioni, impedendoci di intravedere nuovi orizzonti. Benedetto XVI, parlando del tempo delle ferie con i pellegrini afferma che “ Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita ”. (Angelus del 17 luglio 2005). Certamente, in tempi difficili come i nostri, in cui le famiglie stentano ad arrivare a fine mese, parlare di vacanza, di viaggi o altro, sembra stonato, fuori luogo, ma la considerazione che vorrei premettere è che, anche in tempo di vacanza, l’anima non trasloca e se anche riuscissimo ad organizzare un viaggio nelle terre più affascinanti e lontane, portiamo con noi ansie, gioie, dolori, speranze. Per questo, quindi, abbiamo bisogno di pensare ad un “ percorso altro ”, tutto da scoprire, forse da inventare per dare vera, effettiva pausa alla nostra esistenza vissuta nella fretta. Pertanto, proverò a scrivere di un tempo diverso, un tempo che tutti, ricchi e meno ricchi, possono trovare per dare a questo periodo, che nel senso comune è dedicato alle ferie e che, comunque, anche per i meno fortunati, si coniuga con uno stato naturale più propenso ad uno stile lento di vita, l’occasione per crescere in umanità, recuperando anche le forze fisiche e psichiche. In questo, che é anche tempo libero dal lavoro, si avvicendano momenti che è indispensabile saper cogliere come possibilità di ricerca di sorriso, per vincere la tristezza, lo smarrimento, una sorta di solitudine interiore e quel senso di incertezza che spesso rende le nostre giornate grigie, soprattutto quando non abbiamo nessuno con cui condividere i nostri pensieri. A tale proposito, ancora Benedetto XVI, affrontando la questione dell’impiego del tempo libero e delle ferie estive, ci invita anche lui a ripensarli come tempi per “combattere la tristezza”. Egli cita addirittura uno tra i più grandi dottori della Chiesa San Tommaso d’Aquino, che, fra gli strumenti per combatterla, annovera “ lo stare con gli amici, che scardina l’isolamento alla radice della nostra insoddisfazione”. Il Papa ribadisce, sempre citando San Tommaso, che “ il tempo libero dovrebbe soprattutto essere anche un tempo in cui un uomo si mette a disposizione, in relazione con gli altri uomini ” (Benedetto XVI, Imparare ad amare, 2007). La “vacanza” oggi andrebbe intesa per tutti come tempo di verità, di bellezza, di slanci creativi, di gioia condivisa ed anche come tempo di sosta, dimensione rinnovata dell’anima che tende a riappropriarsi della sua parte, che si sforza di trovare spazio per ritrovarsi, quasi una ricerca di consolazione in un tempo avaro di carezze, individuando esperienze che aiutano a riscoprire il senso della vita e, per i credenti, a ritrovare la freschezza delle ragioni della propria fede. E’ ovvio che parlare di gioia, di sosta, di ricerca, di vacanza dello spirito, sottintende che la persona si disponga a vedere oltre il luogo in cui è destinata a passare questo periodo. E vedere oltre, è un esercizio dell’anima e del corpo, uno stato voluto, che diventa esercizio dello spirito, che da solo può divenire oasi. Ecco, allora, che questo tempo di ferie, per i cristiani acquista senso e scopo: un tempo per essere con Dio, riconoscendolo nella natura, nelle persone, nel tempo sottratto alla fatica, che spesso diviene fine a se stessa e che non ha orizzonti di liberazione, quando ha come unico scopo il guadagno e, per alcuni, il benessere legato al superfluo. Il tempo della vacanza è il tempo per stare bene con gli altri, per arricchirsi negli incontri, per offrire parole e gesti di solidarietà, di attenzione, condividendo momenti di vita, sogni per il futuro, ma anche dolori del presente perché “ se la vacanza non ti fa mai ricordare quello che vorresti ricordare di più, se non ti rende più buono verso gli altri, ma ti rende più istintivo, se non ti fa imparare a guardare la natura con intenzione profonda, se non ti fa compiere un sacrificio con gioia, il tempo del riposo non ottiene il suo scopo”. ( L. Giussani, Il tempo della libertà). Quindi, la vacanza come tempo del silenzio, esercizio dell’ascolto dell’Altro e degli altri, oltre al meritato riposo fisico e mentale e alla condivisione di affetti veri e profondi. In definitiva, una occasione opportuna perché lo straordinario illumini il quotidiano rivestendolo di gusto e di passione, e soprattutto una lieta opportunità per avvicinarci a Colui, che pur avendo accanto, nell’assordante quotidiano, abbiamo trascurato. E così la “vacanza” può diventare tempo “pieno” di Dio.
- on Ottobre 28, 2018
NUOVA STAGIONE – LA “VACANZA” COME TEMPO DI DIO
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