VI Domenica di Pasqua P. Bartolomeo Kupś
09 maggio 2021
Non soltanto addomesticati ma innamorati
Leggendo il vangelo di oggi la prima cosa che mi è venuta alla mente è il libro che ho letto anni fa, “Le Petit Prince” cioè “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, nel suo viaggio per tutto il mondo alla ricerca di amici, il piccolo principe incontra la volpe e le chiede se vuole giocare con lui, la volpe risponde che non può perché non è addomesticata; il bambino le chiede il significato della parola addomesticare e la volpe risponde che vuol dire creare legami, gli dice “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo“.
Molti in casa hanno un animale, un cagnolino, un pappagallino e all’inizio bisogna dedicargli un po’ di tempo per creare un legame, così poi quando si rientra a casa l’animale già sa chi sta per entrare e tutto contento inizia a “fare le feste” al suo padrone. Noi quando sentiamo la parola “addomesticare” subito la associamo alla parola “abituarsi”, per questo non abbiamo difficoltà a capire quello che dice Gesù nel vangelo di oggi “voglio chiamarvi miei amici”, siamo abituati a sentirlo dire queste cose, perché sappiamo che Lui ci vuole bene e ci ritiene amici e nonostante le nostre debolezze, i nostri peccati, le nostre difficoltà che dobbiamo affrontare, Lui è sempre lì pronto ad accoglierci. Questa è l’espressione del Suo amore infinito come abbiamo sentito nella Parola di oggi: “In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” (1Gv 4,7-10)
Si potrebbe dire che i cristiani mediante il battesimo sono stati “addomesticati” ma in realtà non è così, Gesù non vuole che noi facciamo le cose per abitudine, magari una preghierina ogni tanto, andare a messa la domenica per dovere, no; non è questo che Gesù desidera da noi, non vuole che noi siamo solo abituati, Lui desidera qualcosa di più ossia che ciascuno di noi si innamori di Gesù, che si crei quella relazione stretta, intima.
Rivolgendosi ai suoi discepoli dice loro “non vi chiamo più schiavi (questa è la vera traduzione della parola greca dulos), perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.” Questo messaggio è davvero forte, non sei più schiavo, schiava, ma proprio amico, amica di Gesù Cristo! E noi non possiamo rispondere a questo messaggio così bello con dei comportamenti legati solo all’abitudine; al contrario ognuno di noi si dovrebbe impegnare ancora di più perché soltanto così potremo portare quel frutto che ci farà comportare in maniera diversa anche nei rapporti con gli altri, con le persone che ci circondano.
Questo è ciò che fa Pietro come abbiamo sentito nella prima lettura, gli Atti degli Apostoli. Pietro va a casa dei pagani; proprio perché Pietro ha questa relazione stretta con Gesù, ha ascoltato la voce dello Spirito Santo che lo guida alla casa pagana per evangelizzare i presenti, così che questa casa diventa la prima comunità pagana che è stata evangelizzata. Tutto nasce dalla relazione intima, stretta con Gesù Cristo; noi spesso siamo come il piccolo principe, giriamo tutto il mondo alla ricerca di amici, e dimentichiamo la vera amicizia: quella che ci offre Gesù.