III Domenica di Quaresima P. Bartolomeo Kupś
Memento mori – ricordati della morte
Erode usò giganteschi blocchi di roccia per ricostruire il Secondo Tempio di Gerusalemme. Alcuni di loro erano lunghi più di dieci metri e pesavano fino a seicento tonnellate. Oggi, però, sono rimaste soltanto le rovine del muro occidentale del famoso tempio.
Alcune persone, anche battezzate, sono convinte dell’unicità della propria esistenza, credono di essere immortali, pensano che solo gli altri possono morire, ma non loro! Purtroppo, anche adesso, quando il coronavirus ancora sta portando via tante persone; per loro, la vita dovrebbe essere soltanto un compimento di desideri e di capricci: mangiare un bel piatto di pasta, bevendo un buon vino, fumare una sigaretta o uno spinello, e non soffrire. Spesso queste persone desiderano essere sempre belle, senza ruga, sempre sane senza nessuna patologia, ma un giorno, anche se per un solo secondo non pensassero che la loro vita possa crollare, tutto crollerà come un muro di mattoni. La struttura del corpo, l’edificio dei pensieri, l’architettura dei sentimenti, il castello della conoscenza, tutto andrà in pezzi! Nel Vangelo di oggi, però, c’è un messaggio di speranza, perché Gesù si presenta come il Messia, che ha il potere di far risorgere le macerie.
Sant’Agostino, in una delle sue omelie, decifra il numero di anni impiegati per costruire il Tempio degli ebrei, cioè 46 anni, secondo la sua spiegazione, in quella cifra è nascosta la parola greca Αδάμ cioè Adamo, che nella “gematria”, scienza da lui studiata, è il numero 46. (La gematria,è una scienza teologica dell’ebraismo che studia le parole scritte in lingua ebraica e assegna loro valori numerici: questo sistema afferma che parole o frasi con valore numerico identico siano correlate, o dimostrino una qualche relazione col numero stesso, applicato, per esempio, all’età di una persona, ad un anno del calendario ebraico o simili). Il tempio viene paragonato al corpo, vediamo allora che la distruzione del vecchio Adamo, un uomo contaminato dal peccato, è inevitabile. Memento mori! Prima o poi, tutti dobbiamo morire.
Se si confrontasse il rosone della cattedrale di Chartres e l’immagine della rotazione della spirale del DNA umano vista dall’alto, sarebbe sorprendente: sono la stessa cosa. Il nostro corpo è il tempio. Ciò fu compreso dagli architetti medievali che nascondevano informazioni sulla salvezza nei dettagli delle loro cattedrali e la forma di quegli edifici assomigliava alla disposizione del corpo umano. Prendiamo, ad esempio, la cattedrale di Troyes in Francia: “il transetto della volta del presbiterio è ad un’altezza di ottantotto piedi e otto pollici, quindi ottocento e ottantotto, che è il numero corrispondente al nome greco Gesù. Inoltre, l’Agnello Immolato Cristo è raffigurato nel transetto della volta alla stessa altezza, ottantotto, otto a poche braccia di distanza del rosone su cui San Giovanni scrive la sua profezia. Quindi, 888 è la somma delle sei lettere greche che compongono il nome Ιησούς (IHSOUS: I (10) H (8) S (200) O (70) U (400) S (200) 888 ”(Jean Hani). E abbiamo il corpo mistico di Gesù, cioè la Chiesa.
Quante cose stiamo scoprendo. Dobbiamo amare il nostro corpo perché esso è un tempio, ma può anche essere un vitello d’oro. Nel libro dell’Esodo, dove si menziona come deve essere costruito il tempio di Dio, si parla anche di un’orgia che si tenne attorno al vitello d’oro. E noi come stiamo trattando il nostro corpo e quello degli altri? Quante volte il corpo umano non è rispettato? Profanato attraverso la pornografia (così facilmente disponibile). Ci sono ancora tante donne che soffrono a causa di violenza, picchiate. Chi alza la mano capisca che profana il tempio di Dio. Dio ci converta veramente! Amen.